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lunedì 7 novembre 2011

Con quella faccia un po' così..

Eh già, cantava così l'Avvocato Paolo Conte descrivendo un po' tutti noi che torniamo a Genova.
Sì, perchè Genova è di tutti, un po' per partito preso, un po' perchè per chi è cresciuto con i cantautori non può non essere un po' genovese nel sangue.
Zena, vecchia repubblica marinara, città dei poeti, dei navigatori partiti per scoprire il mondo, dei camalli, delle puttane, dei travestiti, di un dialetto mischiato al portoghese, di quell'aria che si respira solo in Via del Campo, di noi che il 4 novembre siamo rimasti tutti con quella faccia un po' così.
Distruzione, morte, fango.
Genova è una terrazza sul Tirreno, risplende tra le luci del porto ed il riflesso che l'endegu du matin irrompe sul mare, su quel mare.
Ora Genova ha la faccia di chi ha le mani sporche di fango ed il viso felice perchè via XX Settembre va ripulita, perchè non si può lasciarla così, la nostra Zena.
E allora tra un Luigi Tenco ed un Fabrizio De Andrè, tra un Bindi ed un Paoli, tra un Baccini, Lauzi ed un Fossati si sente in lontananza un belin di qua ed un belin di là, perchè lo si ammetta, pure il belin è parola di uso comune in tutti noi.
Le Notti di Genova che sono state scritte da Oliviero Malaspina e cantate da Cristiano (De Andrè n.d.r.) risuonano come un inno meraviglioso per la città del (e non di) mare.
"E adesso che ti penso io muoio un po', se penso a te un po' mi arrendo, alle voci distratte dei quartieri indolenti, alle ragazze dai lunghi fianchi e a Te che un po' mi manchi.." (Notti di Genova).
Rendiamole omaggio a questa puttana seducente che basta una volta per vederla e già ci faresti l'amore per sempre.
E' già finito il tempo del fango, Genova si rialza e si rialzerà e diventerà ancora più maledettamente seducente di prima.
E visto che "noi genovesi" siamo ostinati e contrari nel sangue, ci pare impossibile che anche questa volta la colpa sia di madre Natura.
Ci pare impossibile che i morti annegati siano perchè un fiumiciattolo ha straripato.
Ci pareva doveroso che un politichino (cit.) qualsiasi avrebbe dovuto far visita agli "angeli col fango" ed invece l'unico (non) politico che si è fatto vedere, anche solo per un abbraccio a quella gente, è stato un altro grande genovese, Beppe Grillo.
Ed è pur troppo scontato che nella mente di tutti risuonino le note di Dolcenera di Fabrizio come una storia un po' inventata e che quasi non ci ricordiamo più.

2 commenti:

  1. BRAVO CARLO...BRAVISSIMO. RIECI A COGLIERE I SENTIMENTI PIU' SANI DELLA GENT, ESALTI LA MAGIA RISAPUTA DEI RAGAZZI "VOLONTARI" CHE AMANO LA LORO CITTà. E COME SI FA A NON AMARE ED EMOZIONARSI A CIO' CHE SCRIVI...MISCHIANDO REALTà E POESIA CON I NATI GRANDI IN QUELLA CITTA' CHE E' "UNA TERRAZZA SUL TIRRENO risplende tra le luci del porto ed il riflesso che l'endegu du matin irrompe sul mare, su quel mare"... Grazie carlo ci emozioni sempre.

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  2. belle parole!!



    ''Chi guarda Genova sappia che Genova
    si vede solo dal mare
    quindi non stia lì ad aspettare
    di vedere qualcosa di meglio, qualcosa di più''

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