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lunedì 26 novembre 2012

Il peso delle parole

Le parole possono essere macigni, spesso.
Succede che lo diventino per un ragazzo di Roma, ad esempio,di quindici anni, con una vita davanti,  vita spezzata forse perchè ha dato troppo peso a queste parole.
Non entro nel merito di questa vicenda per rispetto.
Volevo solo scrivere qualche riflessione che ho fatto dopo questa vicenda.
Il giorno dopo l'accaduto, ho visto i profili di facebook colorati di rosa in segno di solidarietà, per carità, un gesto che siamo capaci di fare tutti, anche perchè se non lo fai sei (di già) discriminato come "razzista".
E' troppo facile essere solidali dopo che un fatto è successo: ogni giorno, ogni ora, ogni minuto della nostra vita noi (io per primo) siamo troppo spesso dall'altra parte.
Siamo noi, i primi, a giudicare.
Si giudica per "gusti sessuali", per scelte politiche, per scelte di vita, per qualsiasi cosa ma si giudica. Sempre e comunque.
E allora siamo nella stessa situazione di chi ha dato del "frocio" ad un ragazzo che magari aveva dei pantaloni rosa solo perchè era un cazzo di colore che gli piaceva.
E' troppo facile fare i pompieri del nulla.
Ogni giorno dell'anno, c'è la Giornata Mondiale per qualcosa.
Questo mi rimanda al monologo di Gaber, "L'Azalea", dove il Maestro deride tutti questi finti attestati di solidarietà.
Succede ogni giorno che tu giudichi i negri, i froci, i matti. Loro sono diversi.
Sì, perchè è così che succede.
E' un meccanismo inconscio che porta tutti noi, dal più perverso al più candido, al giudizio.
Poi magari a forza di dirlo, per scherzo (?), uno si autoconvince pure e lo trovi impiccato.
Peccato, perchè era un bravo ragazzo. (cit.)
E allora gli sciacalli ci sguazzano, nuotano in questo fango che è la morte. Magari macabra, magari misteriosa.
Ricordo la vicenda di Sarah Scazzi, sopra la quale opinionisti del nulla si sono arricchiti, conduttori televisivi hanno fatto carriere.
La madre, invece, con quel volto che sembrava scolpito da un Michelangelo risorto, taceva, in un silenzio agghiacciante e proprio per questo assordante.
Non sono nessuno per dire se Andrea ha fatto la scelta giusta, probabilmente l'unico modo che mi viene in mente per ricordarlo è "Preghiera in Gennaio" di Fabrizio De Andrè, che la dedicò a Tenco.
Ma anche questa, è un'altra storia, oppure no.

lunedì 19 novembre 2012

Sessantottini, dove siete?

E' la domanda che noi choosy, ci stiamo ponendo da qualche anno.
Dove siete finiti, rivoluzionari?
Giorni fa, mi sono trovato a discutere con una Docente Universitaria che mi spiegò l'importanza del sessantotto soprattutto perchè ".. se puoi permetterti di portare i capelli lunghi ora senza che nessuno ti dica niente è anche grazie al sessantotto..".
Premetto che per questa persona ho una stima infinita per mille motivi, tali per cui non mi ha portato a risponderle con un "minchia!".
Di questo argomento ne ho parlato direttamente anche con uno che di Rivoluzione ne sa qualcosa: Renato Curcio.
Premetto ancora che Renato è una persona che stimo, non per quello che ha fatto, ma per quello che è diventato dopo l'uscita dai mille carceri che ha girato.
Mi disse che le intenzioni primarie delle Brigate Rosse e affini, erano anche positive: erano quattro amici al bar, che volevano cambiare il mondo. (cit.)
Poi si passò alla violenza, perchè alla violenza, da sempre, si risponde con la violenza, in questo sporco mondo.
Poi mi disse, ma non solo a me, lo si può verificare in varie biografie ed interviste che ".. dopo il mio arresto, che avvenne prima dell'uccisione di Moro, di cui io non ne sapevo nulla, ci fu una sorta di resa, e dal carcere sentii un sempre più frequente distacco tra gli ideali che ci avevano fatto nascere, soprattutto perchè molti compagni si fecero comprare...".
Curcio, il carbonaro (cit.), sostenne che molti di quei nuovi (rispetto alla sua militanza, n.d.r.) compagni (o presunti tali) si fecero comprare dal dio denaro, accantonando la lotta per un "mondo migliore".
Probabilmente sono gli stessi che ora si chiedono il perchè i giovani non fanno niente.
Eh già: è dura spiegare ai sessantottini di allora che se ti va bene lavori sottopagato per 6 mesi l'anno, che le lauree e i diplomi ti vengono buoni solo per friggere patatine nei McDonald's e che se non sei un figlio di papà sarai sempre sottomesso a questa banda di cialtroni.
Io credo sia facile sentirsi sessantottini nel 2012: alla fine basta ascoltarsi Eskimo di Guccini, votare alle primarie del PD, avere un poster di Che Guevara e fumarsi un sigaro (?), magari cubano.

martedì 13 novembre 2012

Patriots

C'è chi aspetta la pioggia per non piangere da solo, lui è di un'altra scuola: è un cantautore.
O meglio lo era e forse non lo è più.
A sessantasette anni ha deciso di darsi alla politica, sicuramente nel vero senso della parola, cioè quella del fare.
Non sappiamo che Assessore alla Cultura e al Turismo sarà, Franco Battiato, di sicuro non sarà molte cose.
Non sarà un idiota e, credetemi, non è affatto scontata, come cosa.
Non sarà nemmeno un esperto ed anche questo potrebbe essere un vantaggio.
Conoscendolo, sarà sicuramente un uomo che proverà a fare politica. E' già molto, anzi, moltissimo.
Sulla scia grillina (o per pudore) ha rinunciato ai soldi che gli sarebbero venuti.
Sicuramente Franco, ne ha di cose da dire o almeno ne avrebbe.
"..Tra i governanti quanti perfetti e inutili buffoni.." è vero ce ne sono tanti, in Sicilia, come in tutte le altre parti d'Italia.
Io voglio credere che sia un inizio diverso, non solo per la Sicilia, ma per tutto il paese.
Non sappiamo se questi "non esperti" siano meglio o peggio degli altri, sappiamo che almeno sono diversi, è gente diversa, con idee diverse e magari, why not (che fa figo), buone.
Mi piacerebbe veder sorridere quella terra che si mischia tra sacro e profano, quella terra dai mille odori, dalle mille invasioni, dai mille accenti, dai mille accidenti.
E' una cosa buona, è una cosa nostra, di noi tutti, la Sicilia.
E allora, ben venga, un uomo culturalmente elevato ed onesto, sensibile e irreprensibile come Franco.
Di sicuro non si sta facendo pubblicità, non ne avrebbe bisogno.
Peccato per i molti suoi ex (?) colleghi che predicavano bene e, ad oggi, razzolano male (vedi Jovanotti) che agitavano bandiere per la pace, salvo poi ricordarsi che tutto sommato è una gran rottura di palle, fare qualcosa per gli altri.
Franco l'ha sempre capito e cantato.
E' tempo di rivedere il sole in questa nostra povera patria.

giovedì 8 novembre 2012

Caratteristiche del Gaberiano DOC

Ho incontrato Giorgio Gaber a 15 anni, forse troppo presto, sicuramente troppo tardi per vederlo, ahimè, dal vivo.
Il mio avvicinamento a Gaber è stato strano e penso unico: ho iniziato a conoscerlo e ad ascoltarlo con un cofanetto che mi è stato regalato da un mio zio, che conservo come una reliquia.
Dentro a quel cofanetto c'erano praticamente tutti i pezzi "Prima del Signor G", quindi era il Gaber televisivo, quello dei duetti con Mina, con sua moglie Ombretta, quello di Paparadio, di Barbera e champagne e della Ballata del Cerrutti, sì, quello di vent'anni, biondo e mai una lira. 
Quindi il mio battesimo è stato, come dire, cronologico.
Ho conosciuto il primo Gaber, chitarrista della madonna, voce meravigliosa, testi sicuramente particolari, io che già allora ero stato impastato dai cantautori classici (Tenco, Pagani, De Andrè etc.).
Avevo già capito che nonostante mi piacessero molto anche il resto dei "milanesi", Giorgio era dieci spanne sopra a tutti.
Ne ho avuto la conferma anni dopo. 
Ho ascoltato quel cofanetto, composto di tre cd, fino a rovinarlo (infatti adesso salta spesso).
Da lì in poi, è iniziata una fede.
E' impensabile, lo so, da spiegare a chi non è un Gaberiano.
Perchè noi Gaberiani:

-sappiamo tutto noi (avendo una fede così forte nel Verbo Gaberiano, abbiamo, logicamente, la verità);
-siamo contrari a priori (più che altro, odiamo le maggioranze, di qualsiasi tipo);
-siamo pasoliniani (non a caso, a ventidue anni ho scritto un libro dedicato a Pasolini);
-non abbiamo identità politica (anche perchè altrimenti sarebbe una contraddizione);
-possiamo anche arrivare alle mani se qualcuno ci tocca Giorgio (a me stava per succedere);
-mal digeriamo i paragoni su Giorgio (è stupido farli, punto);
-ci sentiamo alla lunga superiori su chi Gaber non l'ha mai ascoltato (e grazie al c...);
-quando parliamo con chicchessia citiamo Giorgio senza rendercene conto;
-consideriamo Giorgio un essere non umano, ma divino ed essendo tale, senza difetti (ok, passi che fumava);
-non sopportiamo la seguente domanda "ma come ha fatto a stare insieme alla Colli che è di Berlusconi?" (domanda che denota ignoranza, soprattutto perchè evidenzia che chi pone tale domanda non ha mai ascoltato mezza discografia di Giorgio, dove ti spiega il perchè è stato insieme a sua moglie, coglione!);
-non sopportiamo neanche la domanda "tu parli sempre di Gaber, e Luporini dove me lo metti?" (idiota, Sandro è Giorgio e Giorgio è Sandro. Si parla di Gaber perchè era più conosciuto e basta. Gaber è un pacchetto che contiene due nomi: Giorgio e Sandro. La Trinità, praticamente).

Queste ma molte altre caratteristiche appartengono al Gaberiano DOC, c'è chi si crede tale solo perchè ha sentito una volta "La libertà" o "Destra e Sinistra": questi individui sono tra i più insopportabili.
Giorgio è una fede, io non mi vergogno a dirvi che durante la giornata lo penso spesso e se devo prendere una decisione importante mi chiedo "cos'avrebbe fatto Giorgio, qui?".
Gaber non si ascolta, non si pubblicizza, non si legge, non si può parlare di lui: Gaber si prega.
Si prega perchè è una fede.
Che ti fa sentire bene, come uno quando sogna.

martedì 6 novembre 2012

San Saviano

E' la coppia più bella del mondo: Faziofabio e Saviano.
Sono indivisibili, unici, paritetici, Rick e Gian, Totò e Peppino, Stanlio e Olio.
Strisciano meglio dei serpenti, sono simpatici perchè sono degli "sfigati evergreen".
Doppiaeffe ormai è considerato il totem dell'intellettualismo italico, il suo forte sono le interviste, specie ai politici. Le sue non domande sono fantastiche.
Saviano ormai è ovunque, ha fatto del vittimismo la sua forza e con la sua fantozziana maledizione eterna ed eterea diventa simpatico, mistico, beato e addirittura affascinante, si dice.
Nell'ultimo secolo siamo passati da Pasolini a Saviano. E' un dato di fatto.
"Gomorra" è stato tradotto più della Bibbia, con la labile differenza che nel primo c'erano semplicemente un'accozzaglia di atti di tribunali ed articoli di giornale, certo, con nomi e cognomi.
Certo bisogna dare atto a Saviano di aver fatto dei nomi e dei cognomi, ma di chi?
Di Zagaria? Di Schiavone? Sticazzi, direbbe qualcuno.
Allora, visto che Saviano è diventato l'eroe nazionale dopo aver scritto cose risapute, almeno dagli addetti ai lavori, mi chiedo i vari Felice Cavallaro, Salvatore Lupo, Francesco La Licata e molti altri che hanno sempre scritto libri su Cosa Nostra, facendo nomi e cognomi e raccontando fatti, cosa debbano fare per ambire al Pulitzer.
Ormai Saviano è di moda. Talmente di moda che presenterà Sanremo.
Evidentemente, Saviano c'entra più con lo spettacolo che con la letteratura.
Forse sono io che vedo il marcio ovunque.
Forse è che qualsiasi cosa sia accoppiata con Doppiaeffe mi fa cagare!
L'eroismo non è roba per Saviano, l'eroismo è roba per Mario Francese.
Sì, Mario Francese, non lo conosce nessuno e sapete perchè?
Intanto perchè non ha mai presentato Sanremo e poi perchè Mario Francese è stato ammazzato.
Era un grande giornalista e scrittore palermitano, Mario Francese, trucidato da Cosa Nostra da quando ha iniziato ad occuparsi dei Corleonesi.
Non ha nemmeno fatto in tempo ad andare ospite da Doppiaeffe, Mario Francese. Chissà cosa gli avrebbe chiesto.