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mercoledì 27 marzo 2013

Lasciali fare, Federico.

Lasciali stare, Federico.
Lasciali fare baccano, lasciali protestare per i propri colleghi che quella non è più roba che ti riguarda.
Sono solo uomini.
Poveri.
Lasciali perdere, che sul Golgota ci sei già salito. E pure tua madre con il viso straziato come la Madonna, che li lasci fare.
"Non sanno quello che fanno"
No, non lo sanno, Federico. Tu che col tuo sangue c'hai bagnato un po' tutti, lascia fare chi ancora non conosce la vergogna.
Sì, perchè la vergogna è un sentimento nobile che non è cosa per miserabili.
La vergogna la si prova quando si ha una coscienza, uno spirito, un'anima.
E tu, lasciali ciarlare, in nome di una divisa che ormai oggi non rappresenta più niente.
Oggi tua madre, era al lavoro e sotto al suo ufficio si sono riuniti un gruppo di Farisei in nome della "solidarietà".
Ma che cazzo vuol dire, Federico, "solidarietà"?
Tu che sei stato ammazzato di botte, spiegami cosa vuol dire il termine "solidarietà".
E spiegami pure che vuol dire "vergogna". E "giustizia". E "innocenza".
Lasciali fare, Federico.
Da lassù deridili ed essendo l'ennesima vittima di questo Stato (che odio) perdonali e perdonaci perchè ogni attimo che ti dimentichiamo, siamo complici come loro.

lunedì 25 marzo 2013

La storia di un barbone, a Padova.

Padova, Piazza delle Erbe.
Una delle piazze più belle e folkloristiche di Padova. Dove negli anni buoni facevi una spesa di frutta e verdura.
Oggi in quella stessa piazza, piove, anzi, nevica.
E' strana una settimana Santa con la neve, mi dice Enrico.
Enrico è un cristiano di quasi due metri, vedovo. Con un figlio partito per l'Australia con la speranza della sopravvivenza.
Sì, perchè questo è quello che dobbiamo sperare, noi sfigati nati negli anni ottanta: la sopravvivenza.
Sua moglie se n'è andata a miglior vita tre anni fa e lui, dopo essere stato licenziato dalla fabbrica a cui ha prestato servizio per venticinque anni, fa il barbone.
Un po' passa le notti sotto i portici patavini, un po', quando fa caldo, dorme sulle panchine. E si deve nascondere, perchè "è un brutto spettacolo per i turisti".
Dice che va al Santo ogni benedetto giorno e che non chiede nessuna grazia. Prega. Prega e basta.
Belli i tempi della fabbrica, mi dice. E mentre me lo dice, scorgo lacrime di commozione e polpastrelli neri dovuti al grasso che ha dovuto manipolare per avvitare bulloni una vita.
Perchè lui ci credeva.
Ci credeva che con quel suo stipendio poteva garantire una vita "normale" alla sua famiglia.
Ora Enrico è solo. E' più solo che povero.
Perchè la crisi oltre che economica è nell'anima: nell'anima di chi ha sputato sangue in una catena di montaggio per decenni, nell'anima di chi non può opporsi ad una lettera di licenziamento quando un mese dopo il suo datore di lavoro è volato dal terzo piano di una palazzina per la vergogna di non poter più pagare i propri operai e di doverli, oltretutto, licenziare.
E quando gli ambulanti se ne vanno da Piazza delle Erbe, assieme ad altri benedetti uomini e donne, per la maggior parte italiani, si immerge nei cassonetti delle immondizie, a cercare qualche gamba di sedano che a lui pare buona, tanto per far tacere lo stomaco.
Di giorno cammina per il centro di Padova e ogni tanto va alla mensa della Caritas. Ci va ogni tanto perchè, mi dice, che ci sono poveri più poveri di lui.
Suo padre è morto in guerra, la seconda, per difendere la Patria.
Ma sono racconti anacronistici perchè pure oggi siamo in guerra, solo che stavolta il nemico è invisibile.
Non puoi incazzarti con nessuno, mi dice.
Barba e capelli color cenere, lunghissimi quasi a testimoniare un fioretto alla Madonna.
Gli chiedo se ha una casa e lui mi dice che la sua casa ora è di Equitalia, "Macelleria Equitalia" come ha scritto il mio amico Giuseppe Cristaldi.
E allora tra un gambo di sedano per far star zitto lo stomaco, una preghiera a Sant'Antonio, chiede la carità, sotto i portici di Padova.
E ogni tanto spera di procurarsi due euro per bere un cappuccino.
Perchè questa è la vita nel 2013.
E' la vita di chi lotta per non morire di fame e di freddo.
Grazie per la dignità, Enrico e che Dio ti aiuti.

giovedì 21 marzo 2013

Grazie dell'esempio, grande Pietro

Ci sono angeli che ogni tanto da lassù qualcuno manda in Terra.
Pietro Mennea era uno di questi.
Uno di quelli che il 28 giugno scorso gli scrissi in privato "Tanti auguri grande campione, lei compie è nato lo stesso giorno, mese ed anno di mio padre che è un suo grandissimo tifoso", uno qualsiasi, sì, uno qualsiasi, ti snobberebbe. Mennea no. Mennea mi rispose, dicendomi "Oh, grazie mille Carlo. Fai tanti auguri anche a tuo padre, '52: classe di ferro!! Un abbraccio, Pietro".

Eh già, caro Pietro: '52, classe di ferro.
L'espressione che avevi quando correvi era di un animale affamato, ti si digrignavano i denti, ti si sgranavano gli occhi. Con quel fisico asciutto, superavi tutti.
Sembravi telecomandato dal vento che è fatto della tua stessa essenza. Era tuo padre, il vento.
Quando gareggiavi, caro Pietro, non ce n'era per nessuno.
Tu stesso dicevi di essere "bianco fuori e nero dentro".
Eh sì perchè l'atletica è sempre stata cosa per i neri, che hanno la corsa nel sangue. Che ci facevi tu, lì?
E poi quando hai smesso hai preso tre lauree, perchè correre e primeggiare non era una tua volontà: era semplicemente più forte di te.
Ovviamente lo sport italiano ti ha dimenticato, di te si hanno filmati nelle teche Rai, perchè non sia mai di fare Presidente del Coni il più grande sportivo italiano di tutti i tempi.
Ora di te resterà sempre il ricordo di chi ti ha visto volare sulla terra battuta e di chi, come me, ha sentito raccontarti mille volte.
Mio padre oggi ha pianto alla notizia, ed è la prima volta che l'ho sentito piangere.

Mennea era un angelo venuto in Terra per fare lo spot della vita: pure se sei a terra e cadi, rialzati e corri. Corri. Corri. Non importa dove stai andando. Tu, corri.

lunedì 18 marzo 2013

Il Grillo parlante: analisi politica di un anarchico

Ogni tanto mi parte l'embolo e mi trovo dopo una notte passata a lavorare a scrivere di politica.

Devo dire che il nuovo Presidente della Camera (che ricordo essere la terza carica dello Stato) oltre al curriculum vitae rilascia una freschezza entusiasmante. Primo perchè è una donna. Secondo perchè finalmente è una persona capace.
Laura Boldrini è oltre all'appartenenza politica. La Boldrini mi entusiasma perchè non piace a nessuno dei suoi "colleghi" e piace tanto alla gente. Perchè si occupa(va) degli ultimi e perchè nel discorso di insediamento mi ha fatto pensare che ".. per fortuna lo sono".

Meno entusiasta sono della scelta di Grasso, non per partito preso, ma perchè comunque è un riciclato di un'altra casta non meno da riformare che è la magistratura (attenzione: è da riformare ma non come vorrebbe fare Berlusconi).
In ogni caso, piuttosto di Schifani, passi pure Iva Zanicchi (eeehh???) e quindi va bene anche Grasso.

Lo scenario politico è, come al solito, aberrante e facilmente prevedibile: faranno un Governino del volemose bene, dove i residuati bellici del Pd alla fine stringeranno l'alleanza con ciò che resta della peggiore destra europea: la nostra.
La Lega e il Pdl sono ai minimi storici: Berlusconi ormai sembra una caricatura di se stesso.
Faranno un pastrocchio che gli consentirà di governare una decina di mesi, dureranno meno di Stramaccioni.

E Grillo?

Eh, Grillo (e dico Grillo e non il M5S) sta sparando sul mucchio. Ok, politicamente sei coerente, a non allearti con il Pd ma impedire ai neoeletti del Movimento di votare liberamente il "meno peggio" è dittatoriale.
Sì, perchè, se era utopistico pensare ad un Parlamento composto solo da cittadini e non più da onorevoli, è altrettanto realistico che ciò non può avvenire in tre mesi.
Quindi, al momento, come dire: work in progress.
Appoggio totalmente la linea dei cosiddetti "dissidenti" che per onestà intellettuale votano Boldrini e Grasso piuttosto che scheda bianca e quindi consegnare (ANCORA) Camera e Senato alle Finocchiaro o allo Schifani di turno.

E quindi?

E quindi, il Movimento farà strada a sè, voglio sperare, e lavorerà per le prossime elezioni dove il Pd (che non ha il vizietto di cambiare i vertici di partito) riperderà e dove il Pdl (è una speranza) resterà un brutto ricordo e, se andranno avanti così, riusciranno nell'intento.

Ma.

Ma ci sono due nodi da sciogliere che sono:
1) l'elezione del Presidente della Repubblica (piuttosto di Napolitano, va bene anche Gigi Finizio);
2) cambiare la legge elettorale.

Il mio sogno è di vedere Emma Bonino ma resterà tale, altro sogno è quello di vedere Salvatore Settis uomo che, se la cultura fosse una merce, potrebbe venderla a container.
Settis capo dello Stato, Boldrini Presidente della Camera e Grasso Presidente del Senato non è uno scenario apocalittico, anzi, non lo sarebbe. Perchè il condizionale, in Italia, è d'obbligo, più della condizionale (non l'avete capita, vabbeh).

Quindi?

Quindi a quelli che mi danno la colpa delle sortite di Grillo (manco le avessi fatte io) e facendomi capire che ho votato il nuovo Hitler, il nuovo Mussolini eccetera lascio loro la nobile arte del rosicamento.
Ciò che il Movimento rappresenta in Italia è ciò che Alba Dorata rappresenta in Grecia.
A voi la scelta, con un po' di onestà intellettuale (eeeehhh????) sarebbe opportuno perfino ringraziarlo, il M5S.

Lo rivoteresti?

Sì, lo rivoterei perchè:
1) perchè altrimenti non sarei andato a votare;
2) perchè ho letto i programmi degli altri partiti, tutti;
3) perchè Grillo (e questo è da RI-precisare) non sarà mai in Parlamento e quindi lasciamo lavorare questi "inesperti" della politica;
4) perchè (e mi riferisco al punto 3) se gli esperti si chiamano Monti, Fini, Casini eccetera, ben vengano le massaie di Voghera;
5) perchè da anarchico è sempre più chiara la morte cerebrale del "partitismo" e dei suoi parassiti che continuano a parlare di ideologie e di programmi che non capiscono più neanche loro (e che non hanno mai capito).

Ergo?

Ergo, sarà entusiasmante come il senso del gol di Bendtner, il prossimo scenario politico: Bersani, Monti, Berlusconi. Pronti a fare un non-governo che durerà il tempo che ve lo sto dicendo.

E poi? 

E poi se il Pd non si rinnoverà (e non si rinnoverà), alle prossime elezioni il M5S farà man bassa e come al solito sarà colpa di Grillo e di chi li ha votati. Peccato che allora, sarà (sempre) troppo tardi.

Time out

mercoledì 13 marzo 2013

Buon lavoro, Papa Francesco

L'ironia insopportabile di chi ha sempre troppo da dire si è schiantata contro la semplicità di un viso: quello di  Francesco, il Papa argentino
Sì, Francesco e basta. Perchè in latino i numeri romani vanno messi dal secondo. 
Ha scelto quel nome perchè forse vuole ispirarsi a chi ha portato quel nome prima di lui. 
Il suo esempio è Francesco d'Assisi, forse l'uomo più rivoluzionario, dopo Gesù, che ha calcato questa terra. 
E allora dopo secoli ne è arrivato un altro, di Francesco. 
Stavolta non è vestito col saio, non cammina scalzo, non ricostruirà San Damiano
Vestirà di bianco, parlerà davanti al mondo, un mondo affamato di pane e di Spirito. Ed anche stavolta, come all'epoca, Francesco ha dato uno schiaffo al perbenismo che oggi prende il nome di Cielle
Forse a loro, un Papa che gira in bici per Roma e che prende i bus per Buenos Aires, non andava bene. 
Forse a loro andava meglio un porporato che indossa anelli pesanti e che scrive encicliche. 
Invece lo Spirito Santo (per i credenti) ha scelto lui, un settantasettenne argentino. 
Che poi, si sa, gli argentini sono dei cugini nostri. 
Poche frasi da quel finestrone, qualche battuta, addirittura. 
Ma forse è così che un Papa dovrebbe essere: uno alla buona, in fondo. 
Uno che, se possibile, sdrammatizza e che, come nel caso di Giovanni Paolo II, si scaglia contro le mafie e le guerre. 
E lasciamo perdere lo Ior, i lussi ecclesiastici, la pedofilia eccetera. 
Sono cose che ci sono sempre state e che, purtroppo, ci saranno sempre. Perchè la Chiesa è un centro di potere, da sempre. 
Ma la Chiesa non è il Papa. La Chiesa non è don Gallo o don Ciotti
La Chiesa è uno Stato. E in uno Stato ci sono uomini e Papa Francesco lo è. 
Lo Stato italiano (che odio, n.d.r.) non è solo la massoneria o la mafia. E' fatto anche dai Peppino Impastato, dai Falcone e Borsellino, da benefattori veri. 
E lasciamo che si incazzino pure i Ciellini. 
Ora c'è Papa Francesco che si è scusato per aver fatto aspettare un popolo, il suo popolo. Ha chiesto di pregare per lui, al suo popolo, umilmente come Papa Luciani e come Woytila. 
Non facciamo paragoni. Non diciamo nient'altro. 
Eccomi qui, sembrava a dire. 
Eccolo qui, il successore di Pietro in Terra. Nient'altro. 
E' stato un rivoluzionario fino ad ora e probabilmente lo sarà anche dopo. 
Ma lasciamolo in pace. E che annunci la Buona Novella, come fece Fabrizio De Andrè, perchè qui, caro Papa Francesco abbiamo bisogno delle Tue parole. Perchè di parole a vanvera, ne abbiamo piene le scatole.