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lunedì 27 dicembre 2010

L'Italia è anche il paese di Bearzot

C'hanno rubato il pensiero!
Ma a volte ci dimentichiamo che sono le persone più umili a darci un esempio di classe e, perchè no, anche di vita.
Io sono un ragazzo dell'86 (come canterà Venditti qualche tempo dopo) ma quei mondiali dell'82 posso praticamente dire che li ho vissuti.
Li ho vissuti negli occhi lucidi di mio padre mentre me li raccontava, li ho vissuti nel viso pulito di Gaetano Scirea, li ho vissuti nel racconto perfetto (calcisticamente parlando) delle donne che c'erano allora come mia madre che il calcio l'ha sempre odiato ma quella volta..
Già, quella volta.
Quella volta dell'82 erano più o meno 50 anni che l'Italia del calcio non saliva in cima al mondo.
Pochi i superstiti che si ricordano le gioie del 34 e del 38 della squadra di Pozzo, ma quella volta era diversa.
Soprattutto perchè c'era l'uomo di Aiello del Friuli, vicino Gorizia. Era un friulano doc quell'uomo, da giovane era uno di quei difensori arcigni che vestì le maglie dell'Inter, del Torino e del Catania.
Era un uomo del '27 Enzo Bearzot, un friulano abituato ai venti freddi di quel posto e alla difficoltà di una guerra vissuta in prima persona.
Figuriamoci se poteva fargli paura la stampa italiana prima di quell'estate del 1982.
Guidò la Nazionale anche nei mondiali del '78 e negli europei dell'80 dove finimmo quarti in entrambi i casi.
Ma quella dell'82 era una squadra diversa, cito a memoria qualche nome di QUELLA squadra: Zoff, Causio, Gentile, Cabrini, Scirea (il GRANDE Scirea!), Oriali, Tardelli, Conti, Graziani, Collovati, Antognoni, Rossi...
Volammo in Spagna criticati per lo scandalo scommesse e l'uomo con la pipa, difendeva i suoi ragazzi perchè lui ci credeva a quel miracolo.
Ci qualificammo con tre pareggi ed un ripescaggio, in Italia successe il finimondo (come è successo recentemente..), tutti volevano la testa di Bearzot.
Rossi non si era ancora sbloccato, non segnavamo.. i problemi c'erano, inutile nascondersi.
E l'uomo con la pipa che fa?
Manda affanculo le buone azioni e siccome lui ci credeva, ha protetto quel gruppo con il silenzio stampa, come scudo contro le malignità dei giornalisti.
Lui ne era certo che quel gruppo aveva qualcosa di speciale.
Ci tocca l'Argentina di Passarella, l'uomo con la pipa pensa che a quel punto tanto vale rischiare e rischia: partita stoica, un Conti stratosferico e Tardelli e Cabrini che annientano la Seleccion.
Qualcuno in Italia dice che è stato culo, qualcun'altro inizia a crederci, qualcuno rema contro e tifa Brasile.
Già perchè ci toccò proprio il Brasile quel 5 luglio 1982.
Quel Brasile di Zico, Socrates, Falcao e chi più ne ha più ne metta.
Il Vecio prima di quella storica e memorabile partita rilasciò una breve intervista nel quale diceva la sua su come battere quella squadra imbattibile:
"Primo: non prenderle! Secondo: è imperativo vincere! Terzo: non c'è un terzo punto perchè i primi due han già riassunto tutto!".

Di poche parole il Vecio friulano ma talmente chiare e schiette da essere pungenti come la Bora di Trieste e taglienti come le vette Giulie.
Con il Brasile ci si ricorda la finale del '70 quella batosta firmata soprattutto Pelè.. e quei colori verdeoro fanno paura a prescindere.
Loro scendono in campo con il piglio di chi sa già che quel mondiale lo vincerà senza problemi, noi stiamo ancora aspettando un bomber o un qualche dio che faccia il miracolo.
Partiti e quel giorno dio si travestì da Paolo Rossi e dopo 5 minuti fece gol e alle risposte brasilere di Socrates e Falcao risponde sempre Pablito con altri due gol.. ed un gol annullato (ma validissimo) di Ciccio Antognoni che avrebbe firmato un 4 a 2 comunque storico.
Brasile umiliato e a casa.
Il friulano con la pipa, sorrideva, abbracciava Cesare Maldini, suo vice, e abbracciava i suoi ragazzi che avevano firmato l'impresa.
In Italia com'è costume, iniziano un po' tutti a salire sul carro dei vincitori e se fino a qualche ora prima Paolo Rossi era da mandare a casa perchè non era un esempio sportivo, ora guai a chi lo tocca.. (storia vista e rivista nel 2006.. o sbaglio?).
Il sogno inizia a prendere forma tra il fumo di quella pipa portata con eleganza da Enzo Bearzot, uomo schivo, uomo del nord, uomo di sport, uomo che sa come motivare una squadra tanto da portarla in cima al mondo.
Polonia e Germania (semifinale e finale) con un Pablito così erano pure formalità, surclassati nel gioco e annientati nella personalità di squadra.
Che Italia!
Tutti a festeggiare il Mister!
Anche IL PRESIDENTE Pertini seduto al Bernabeu durante la finale con la Germania (poveri tedeschi..) schiantati da 3 gol e quell'immagine dopo il gol del Pablito nazionale che ritrae Sandro Pertini dire al Re di Spagna "Stavolta non lo perdo!" con il dito che faceva di no.
Che belle quelle immagini e poi Nando Martellini che negli ultimi secondi recita un memorabile ed una sorta di preghiera che ogni italiano sa a memoria: "Campioni del Mondo, Campioni del Mondo, Campioni del Mondo!".

Eh già, quell'Italia rispecchiava il suo allenatore, era operaia, umile, sorridente nello spirito e cinica nel campo.
Quella era l'Italia di Pertini, della partita a carte nell'aereo al ritorno dalla Spagna con Il Presidente, Bearzot, Causio e Zoff, quella era l'Italia della lealtà di Gaetano Scirea, dei 18 anni di Beppe Bergomi "Lo zio", di Paolo Rossi, del tricolore, delle lacrime, del "campioni del mondo" di Martellini.. quella era l'Italia di Enzo Bearzot, friulano di Aiello del Friuli, uomo del '27, fumatore di pipa e con il suo volto bello e pulito non dimenticheremo mai.

Grazie Mister.

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