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lunedì 26 marzo 2012

Il ricco Tibet

Succede che oggi un ragazzo tibetano di 27 anni si dà fuoco davanti al presidente cinese, tale Hu Jintao.
Come al solito, i giornalisti di regime passano sotto traccia questa notizia, molto più interessati ai giuramenti di Monti e degli altri parassiti che continuiamo a mantenere.
Io vi chiedo: secondo voi, perchè un ragazzo tibetano, della mia età, si dà fuoco davanti all'uomo più importante cinese?
La risposta è quasi logica: per manifestare.
Sì, ma manifestare cosa?
Perchè i cinesi non la mollano col Tibet (che è il popolo più pacifico del mondo intero, secondo solo agli americani, dai.. sto scherzando!) e lo vogliono invadere a tutti i costi?
Cosa gli avranno fatto mai un gruppo di monaci in saio arancione, rasati a zero che pregano tutto il giorno?
Niente, infatti. I monaci tibetani non fanno nulla.
Ma allora cosa vuole la Cina (che ricordo essere la prima potenza militare al mondo) dal povero, lennoniano (?) e pacifico Tibet? Un popolo che potrebbe sopportare in silenzio perfino le cagate di Gasparri!
Allora: il Tibet probabilmente è la parte del mondo dove ci sono i più importanti giacimenti minerari (uranio e litio), detengono il legname che potrebbe soddisfare la Cina intera per sempre, possiede una zona, denominata "del Quidam" dove di petrolio, zinco ed oro ce n'è a volontà.
Ma soprattutto ha la più grande riserva d'acqua dolce del pianeta: un immenso mare!
Da lì nascono le sette sorgenti dei fiumi più importanti di tutta l'Asia, il bacino d'acqua di cui sopra, soddisferebbe il fabbisogno idrico di circa 3 miliardi di persone.
Tutto questo viene calcolato in un valore di parecchi bilioni di dollari.
Il problema sapete qual è? Che ai tibetani, non gliene importa un granchè.
Mica è colpa loro se si vivono in un paradiso terrestre, ma è merito loro se non lo inquinano.
Ora che l'acqua è diventata più importante del petrolio, tutti la vogliono, il problema è che nessuno ne ha più.
Immaginate, per un momento, cosa sarebbe l'Italia senza inquinamento, cioè senza italiani.
Non sarebbe forse un paradiso terrestre, forse meglio del Tibet?

martedì 13 marzo 2012

Non era meglio il flipper?

Quanto è bella la modernità.
Quanto è bella la tecnologia.
Quanto è bella l'informatica.
E' bella, è vero, dal tuo divano con un affarino piccolo schiacciando (perchè il verbo "cliccare" in realtà non esiste-rebbe, n.d.r.) un tasto "parli" con persone che abitano a migliaia di km di distanza.
A volte, a me è successo, queste persone diventano da semplici conoscenti (o contatti) ad amici di cui ti fidi, persone con le quali ti confidi e gli dici tutto, anche le tue cose più personali e magari le conosci da un mese e non sai neanche il tono della loro voce.
Altre volte, a me non ricordo se sia successo (....), conosci una donna e può nascere una bella amicizia, altre volte può anche nascere un amore, altre volte ancora ci si può "fottere" (uso questo verbo in onore del grande Charles Bukowski) amabilmente per un tot di tempo.
E' vero, tutto straordinariamente moderno. Poi però dopo un paio di orette di navigazione, ti sei incollato al divano e ti viene sete e allora posi sul tavolo quell'affarino che ti permette di parlare con un amico dall'altra parte del mondo (l'affarino intanto è diventato rovente) e ti rechi in cucina daddove (?) estrai una bella bottiglia d'acqua e ti disseti. Bella fresca. (cit.)
Allora ti rendi conto che sei sempre a casa tua, alle prese col tuo frigo e che quell'affarino famoso, è vero, è meraviglioso, ma resta sempre un.... affarino. Rovente pure.
E allora lo spegni, ti stendi sul divano e ti viene da pensare: ma non era meglio il flipper?

martedì 6 marzo 2012

Le colpe della massa

"L'Italia sta marcendo in un benessere che è egoismo, stupidità, incultura, pettegolezzo, coazione, moralismo, conformismo: prestarsi in qualche modo a contribuire a questa marcescenza è, ora, il fascismo."

Sono parole di Pier Paolo Pasolini del 1962.
Parole che Pier Paolo ha portato avanti fino a quel 2 novembre di molti anni dopo, quando lo Stato uccise la mente massima che la nostra cultura abbia mai partorito.
Si può essere d'accordo o meno con Pasolini ma il punto è un altro: ciò che devasta, del pensiero filo-pasoliniano, a cui io mi sento di appartenere, è la linea netta di demarcazione tra la verità e la finzione, tra vita e morte, tra sacro e profano.
E' una linea retta che contrappone l'Italia e gli italiani dal dopoguerra in poi.
Sarà buffo che addirittura nel fascismo non vi era questa stagnante omologazione.
C'era, sicuramente, un'omologazione materiale ma quella che ha fermato il pensiero è arrivata con l'avvento della televisione e dei medium di massa servi da sempre di qualche padrone.
L'italiano nel tempo continua a peggiorare poichè assume sembianze di cavia da laboratorio, non è più l'essere pensante e creatorio di qualche decennio fa.
La massa non monopolizza ma viene monopolizzata.
In quest'epoca perfino un Panariello qualsiasi, fa ridere.
La scontatezza della bieca comicità di Panariello è quella dei comici anni '90. Quelli che a furia di tette e di culi hanno portato nei cinema, appunto, masse di bipedi che ridevano a comando.
Anche e soprattutto così si fa la dittatura.