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venerdì 30 agosto 2013

Io sono

E' buffo che ciò che imprigiona una persona più di tutte sia il nome.
Sì, intendo il nome di battesimo.
Soprattutto ultimamente, dove pure i soprannomi di famiglia se ne sono andati al camposanto.
Una volta venivi chiamato per soprannome e poi, eventualmente, per nome di battesimo.
Ora, appunto, i soprannomi esistono di rado. La tradizione del soprannome viene continuata soprattutto nel sud.
Un nomignolo, un qualcosa che venisse associato al capofamiglia, viene tramandato per generazioni.
Al nord non succede quasi mai e questo è un po' triste.
Ma ciò che conta è che il nome, o il soprannome, è una catena che "perseguita" la persona per sempre, più di un'ombra, perchè almeno al buio l'ombra smette, il nome no.
Ed ecco che quando ci presentiamo ad uno sconosciuto diciamo sempre e comunque "Io sono Carlo".
Come se il "io sono" e basta non fosse poi così importante.
Abbiamo un bisogno ancestrale di questo rafforzativo.
Immaginatevi un dialogo tra due persone.
- "Ciao, come va? Io sono."
- "Ciao, tutto bene, grazie. Anch'io sono."

Ci siamo dimenticati di essere, più che di essere il Signor Pincopallino.
"Siamo" nonostante il nome, nonostante tutto.

Sarebbe più bello presentarsi dicendo "Mi chiamo Carlo" perchè quello è il mio nome ma non è la mia essenza, io sono, comunque, io.

Gli animali per presentarsi ai propri simili si annusano, noi diamo il nostro biglietto da visita o la carta d'identità.
E' una negazione d'identità, la carta d'identità.
Come se senza quel pezzo di carta, non si esistesse.
E' così che c'hanno educati.

E' così che c'hanno rubato il pensiero.  

giovedì 22 agosto 2013

La mia generazione

La generazione di cui faccio parte, che è quella degli anni '80, sarà una generazione che, se non vuol morire di fame, dovrà inventare.
Dovremo tornare ad essere quel popolo che hanno decantato tutti, nel mondo.
Vi confesso che ho una gran voglia di sentirmi fiero di essere italiano.
Oggi è oggettivamente impossibile.
Il tempo spreca se stesso e passa e va.
Non c'è tempo per i "forse", per i "ma" e per i "se".
Noi siamo una generazione che per prima si è dovuta integrare con persone che arrivavano da ogni parte del mondo e non è facile.
L'integrazione, nonostante sia un fenomeno umano, e come tale, va solo accettato, è difficile anche se può diventare ricchezza culturale e non solo.
Se avessi un microfono e avessi davanti a me tutta la mia generazione (che non ha ancora perso, semi-cit.), direi di ricercare la bellezza, che è l'unico modo per andare avanti.
Ma questa non è retorica, è verità vera.
Senza l'estetismo, un popolo non va da nessuna parte.
Pieghiamoci magari a compromessi, soffriamo, urliamo bestemmie al cielo ma non spezziamoci.
Da vecchi saremo orgogliosi di essere stati la generazione più sfigata sì, ma che ce l'ha fatta.
In Italia è tutto finito, l'unica cosa che dovevano fare, per logica, era una legge che tutelasse il turismo.
Non hanno fatto manco quella.
Parlano tutto il giorno per salvarsi il culo a vicenda perchè hanno capito che gli resta poco tempo e che poi non ci sarà più modo per le scuse. Scorrerà sangue. Ma non c'è da sorprendersi, sono solo corsi e ricorsi storici.
Rendiamolo ancora bello sto paese. Tiriamo fuori le palle. La rivoluzione culturale parte da noi, con buona pace di una buona parte di sessantottini venduti e inconcludenti.
La generazione mia è quella più sfigata ma è anche quella che ha una carta in mano, l'ultima.
Non sprechiamola.

mercoledì 14 agosto 2013

Quando muore un cane sei solo

Il cane non è umano, grazie al cielo.
Quando arriva in casa, fa subito parte di te, della famiglia ed essendo un essere divino, angelico, non metti mai in conto che un giorno o l'altro se ne andrà.
Quando muore un cane la solitudine prende il suo posto e ti fa sentire il peso enorme della sua mancanza, la sua assenza diventerà un assedio, come disse il poeta Piero Ciampi.
Nulla a che vedere, ovviamente, con la morte di un proprio caro.
Ma se quando muore un proprio caro si è, a volte con molta ipocrisia, avvinghiati da amici e parenti con le solite odiose frasi di rito, quando muore lui, il cane, nessuno ti è vicino.
Ti dicono che "tanto è solo un cane, ne prenderai un altro e lo dimenticherai".
Lì c'è il dramma.
Tu che non riesci a spiegarti ed a spiegare che il dolore si vive ora e qui (cit.) e che per tutti il dolore degli altri è dolore a metà. (ri-cit.)
E' atteggiamento ipocrita quello di chi fa finta di tirarti su il morale con quelle frasi "alla Fabio Volo".
Perchè con il cane si instaura un rapporto che non si avrà mai con nessun umano. Neanche con il tuo migliore amico.
Perchè il cane, tuttavia, se deve pisciare, ti viene a leccare i piedi, per dirti che o ti alzi o te la fa sulla pianta.
Perchè il cane ti ama e non chiede necessariamente nulla in cambio.
Perchè il cane quando ti vede, ti vuole, ti desidera, come nessuna donna o uomo possa volerti.
Perchè il cane, se potesse, farebbe l'amore con te, più di quanto tu lo voglia fare con una Kasia Smutniak (?) qualsiasi.
Perchè il cane è letteratura (da Fenoglio a Saramago) e musica (Rino Gaetano, De Andrè, Gaber..).
Perchè il cane quando è emozionato piscia, mentre tu, umano, quando (e se) ti emozioni ti tieni tutto dentro.
Perchè il cane ha gli occhioni dolci se deve farsi perdonare e le orecchie basse se deve gioire.
Perchè al cane basti tu. E a te non basta lui.
E' un amore gratuito che è l'unico vero amore, che io sappia.
Perchè quando muore un cane, il tuo cane, ti vengono in mente le sgridate di quando ha cagato sul tappeto o le sberle quando fa qualcosa che non va a te (ma che per lui è del tutto naturale) e quando non c'è più ti ricordi tutto e pensi a cosa avesse fatto di tanto malvagio per meritarsi le tue incazzature e ti senti irrimediabilmente una merda.
Perchè il cane sente quando stai male e cerca di consolarti. E sta lì fermo in attesa di una tua carezza, consapevole che tu hai capito che lui e lì a posta per te. Che se potesse toglierti il dolore si farebbe frustare indossando il cilicio.
Perchè il cane ascolta la musica che ascolti tu.
Perchè il cane, se gli parli, ti ascolta.
Perchè il cane ha solo te e tutto il resto è relativo.
Perchè il cane è una creatura che tu, uomo, non meriteresti neanche, ma credo che se il cane ti regala il suo tempo e poi se ne va è per farti capire che la vita va vissuta ogni attimo, esattamente come ha fatto lui, prima dell'ultimo respiro, prima dell'ultimo sguardo, prima dell'ultimo pensiero che sicuramente era indirizzato a te.
Ecco perchè si è soli. Perchè tutte queste cose, ti vengono in mente sempre quando, purtroppo, è maledettamente troppo tardi.