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giovedì 22 agosto 2013

La mia generazione

La generazione di cui faccio parte, che è quella degli anni '80, sarà una generazione che, se non vuol morire di fame, dovrà inventare.
Dovremo tornare ad essere quel popolo che hanno decantato tutti, nel mondo.
Vi confesso che ho una gran voglia di sentirmi fiero di essere italiano.
Oggi è oggettivamente impossibile.
Il tempo spreca se stesso e passa e va.
Non c'è tempo per i "forse", per i "ma" e per i "se".
Noi siamo una generazione che per prima si è dovuta integrare con persone che arrivavano da ogni parte del mondo e non è facile.
L'integrazione, nonostante sia un fenomeno umano, e come tale, va solo accettato, è difficile anche se può diventare ricchezza culturale e non solo.
Se avessi un microfono e avessi davanti a me tutta la mia generazione (che non ha ancora perso, semi-cit.), direi di ricercare la bellezza, che è l'unico modo per andare avanti.
Ma questa non è retorica, è verità vera.
Senza l'estetismo, un popolo non va da nessuna parte.
Pieghiamoci magari a compromessi, soffriamo, urliamo bestemmie al cielo ma non spezziamoci.
Da vecchi saremo orgogliosi di essere stati la generazione più sfigata sì, ma che ce l'ha fatta.
In Italia è tutto finito, l'unica cosa che dovevano fare, per logica, era una legge che tutelasse il turismo.
Non hanno fatto manco quella.
Parlano tutto il giorno per salvarsi il culo a vicenda perchè hanno capito che gli resta poco tempo e che poi non ci sarà più modo per le scuse. Scorrerà sangue. Ma non c'è da sorprendersi, sono solo corsi e ricorsi storici.
Rendiamolo ancora bello sto paese. Tiriamo fuori le palle. La rivoluzione culturale parte da noi, con buona pace di una buona parte di sessantottini venduti e inconcludenti.
La generazione mia è quella più sfigata ma è anche quella che ha una carta in mano, l'ultima.
Non sprechiamola.

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