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mercoledì 29 maggio 2013

Aldo Grasso e la politica da ridere

Condivido quanto ha scritto Aldo Grasso stamani sul Corriere, analizzando la caduta del M5S dalle politiche in poi.
Una piccola riflessione ed un doveroso distinguo è bene farlo: nelle amministrative c'è stato un solo vincitore, l'astensionismo, che è riconducibile ad una buona fetta di elettorato M5S.
Il problema dei voti mancanti a Grillo, secondo il mio umilissimo parere, è dovuto al fatto di credere (donchisciottescamente, cit.) che l'informazione internettiana (?) sia la panacea di tutti i mali.
Sbagliato. E l'ho notato anch'io, nel mio piccolo.

E' un errore grottesco affidarsi sempre e solo alla rete:
1) perchè l'Italia è un paese di vecchi che, nonostante i buoni propositi, non si informerà mai attraverso la rete;
2) perchè se è giusto, com'è giusto, affidarsi al proprio blog per distribuire colpe a destra e a manca, devi anche pensare che, voglia o non voglia, ora di quella Casta tanto odiata, ci fai parte anche tu;
3) perchè la vita reale non è in facebook o su youtube, i cristiani impiccati non sono cartoni animati, le famiglie alla fame non possono consolarsi con un articolo contro Berlusconi, legittimo, per altro.

Quindi si deve tener (anche) conto che l'italiano è un mediocre intellettualmente, che sceglierà sempre il meno peggio e che non si può certo pensare di cambiare un paese in quattro mesi.

Ora?
Ora politicamente si aprono orizzonti emozionanti quanto l'Inter di quest'anno, con una sinistra che non c'è più ( e non vado oltre), con una destra che se non avesse Berlusconi sarebbe carta straccia e con una terza forza quale il M5S che tuona fulmini e saette ma che di concreto, mi sia consentito dire, nuntereggae più!
Tutto questo mentre il paese muore di fame e gli italiani continuano a suicidarsi.

E dunque?
E dunque è palese quanto la vena gol di Bendtner che mancano uomini di spessore. Perchè la Lega senza Bossi è niente, perchè la destra senza Berlusconi è niente e perchè la sinistra è niente anche se Clint Eastwood diventasse il nuovo leader del PD.

Buona catastrofe! (cit.)

martedì 7 maggio 2013

La moda dell'andare contro

La morte di Giulio Andreotti mi ha fatto incazzare. 
Non fosse altro perchè mi sono reso conto sempre di più quanto l'italiano sia un popolo di pecore incallite. 
Leggo citazioni di Gaber (ecco perchè mi incazzo..) di "Qualcuno era comunista..". 
Lungi da me spiegare il pensiero gaberiano, non lo farò mai per pudore. 
Ma qualcuno dovrebbe anche spiegare a tutti questi giudici dell'ultima ora che se è vero come è vero che ".. Andreotti non era una brava persona" è anche vero che nel sequestro Moro, il carissimo Berlinguer non si fece in quattro e neanche in due. 
Andreotti incarnava ciò che la massa, oggi, detesta: la vicinanza ad un certo potere che fino a qualche decennio fa era riconducibile alla Chiesa ma che ora se si pensa ancora ad uno scenario di questo tipo si è del tutto anacronistici.

Sono nato in una famiglia democristiana, mio nonno era uomo di politica, credente fino al midollo osseo, amico dei vecchi democristiani (Fanfani, Martinazzoli, Andreotti stesso etc) e ricordo quando mi raccontava che solo la DC ha avuto il merito di risollevare un paese completamente distrutto. 
Poi, è vero, quando si è al potere, quel tipo di potere, tante cose o fai finta di non vederle ficcando la testa sotto la sabbia o ti siedi ad un tavolo e cerchi un accordo. 
Chi vi scrive è cresciuto con il verbo pasoliniano e gramsciano ma legge i fatti in maniera oggettiva: è inutile, oggi, essere dichiaratamente (e per moda) contro la Chiesa. 
La Chiesa non è più l'unico centro del potere in Italia.
In Italia il potere si è sviluppato in diverse Caste di cui certamente il Vaticano ne fa parte ma non è questo il punto. 
Il punto è che non si può vivere come una liberazione la morte di Andreotti. Come non si potrà vivere come una liberazione la morte (ci sarà??) di Berlusconi. 
Andreotti ha preso in mano un mazzo di carte sparpagliate, un popolo alla fame, con gli errori che uno statista, inevitabilmente, fa. 
Venendo ai giorni nostri non ho visto simil coraggio nei vari uomini di punta che siedono sullo scranno. 

Quando giocavo a calcio ero un pessimo rigorista, ogni volta che battevo un rigore, lo sbagliavo. Forse perchè ero un emozionale anche lì, mentre dagli undici metri bisogna essere freddi come il marmo. 
Un mio allenatore del tempo mi disse "è incredibile come tu non sia capace di battere i rigori, ma non ho visto nessuno prendere la palla ed andarlo a battere al posto tuo". 

Dunque, prima di seguire la massa e le mode che ti indirizzano contro questo o contro quello, fatti una domanda: è davvero quello il problema?