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martedì 7 maggio 2013

La moda dell'andare contro

La morte di Giulio Andreotti mi ha fatto incazzare. 
Non fosse altro perchè mi sono reso conto sempre di più quanto l'italiano sia un popolo di pecore incallite. 
Leggo citazioni di Gaber (ecco perchè mi incazzo..) di "Qualcuno era comunista..". 
Lungi da me spiegare il pensiero gaberiano, non lo farò mai per pudore. 
Ma qualcuno dovrebbe anche spiegare a tutti questi giudici dell'ultima ora che se è vero come è vero che ".. Andreotti non era una brava persona" è anche vero che nel sequestro Moro, il carissimo Berlinguer non si fece in quattro e neanche in due. 
Andreotti incarnava ciò che la massa, oggi, detesta: la vicinanza ad un certo potere che fino a qualche decennio fa era riconducibile alla Chiesa ma che ora se si pensa ancora ad uno scenario di questo tipo si è del tutto anacronistici.

Sono nato in una famiglia democristiana, mio nonno era uomo di politica, credente fino al midollo osseo, amico dei vecchi democristiani (Fanfani, Martinazzoli, Andreotti stesso etc) e ricordo quando mi raccontava che solo la DC ha avuto il merito di risollevare un paese completamente distrutto. 
Poi, è vero, quando si è al potere, quel tipo di potere, tante cose o fai finta di non vederle ficcando la testa sotto la sabbia o ti siedi ad un tavolo e cerchi un accordo. 
Chi vi scrive è cresciuto con il verbo pasoliniano e gramsciano ma legge i fatti in maniera oggettiva: è inutile, oggi, essere dichiaratamente (e per moda) contro la Chiesa. 
La Chiesa non è più l'unico centro del potere in Italia.
In Italia il potere si è sviluppato in diverse Caste di cui certamente il Vaticano ne fa parte ma non è questo il punto. 
Il punto è che non si può vivere come una liberazione la morte di Andreotti. Come non si potrà vivere come una liberazione la morte (ci sarà??) di Berlusconi. 
Andreotti ha preso in mano un mazzo di carte sparpagliate, un popolo alla fame, con gli errori che uno statista, inevitabilmente, fa. 
Venendo ai giorni nostri non ho visto simil coraggio nei vari uomini di punta che siedono sullo scranno. 

Quando giocavo a calcio ero un pessimo rigorista, ogni volta che battevo un rigore, lo sbagliavo. Forse perchè ero un emozionale anche lì, mentre dagli undici metri bisogna essere freddi come il marmo. 
Un mio allenatore del tempo mi disse "è incredibile come tu non sia capace di battere i rigori, ma non ho visto nessuno prendere la palla ed andarlo a battere al posto tuo". 

Dunque, prima di seguire la massa e le mode che ti indirizzano contro questo o contro quello, fatti una domanda: è davvero quello il problema? 

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