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martedì 24 gennaio 2012

Il gusto del macabro.

Eh sì, siamo proprio italiani.
Ma non siamo più italiani per Pasolini, per Caravaggio o per Giuseppe Verdi. E neanche per Ivano Fossati.
Ultimamente siamo italiani per il puntare il dito contro qualcuno, per trovare il capro espiatorio su tutto, per ammazzarci allo stadio, per seguire assiduamente di chi era il sangue trovato sull'unghia di questa o di quella vittima.
Siamo tifosi!
Tifiamo, ci sbraniamo, l'orrido fa parte del nostro comune linguaggio.
A tavola i figli ascoltano i genitori discutere su Avetrana piuttosto che su Schettino.
I bambini crescono vedendo gli adulti che si fotografano sorridenti davanti al relitto di una nave che è pur sempre una tomba.
Massì, dai, facciamo Halloween tutto l'anno!
Godiamo del putrido, dell'ignobile gusto al brutto.
E poi prendiamocela con Giorgio Bocca perchè era "anti-italiano", diciamo pure che Gaber era un "qualunquista" e che Pasolini era un "culattone visionario".
Aggiungiamoci pure Gramsci alla lista nera, uno che gli indifferenti li odiava.
Qualche giorno fa ho visto Philippe Daverio che, da innamorato, raccontava Caravaggio.
Oggi ho sentito che Vespa dedica puntate sul Giglio.
Mi raccomando, paghiamo il canone e mentre siamo in fila alla posta, parliamo un po' male di Schettino così tanto per fare due chiacchiere.

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