Oggi uso questo post a titolo personale: praticamente m'impossesso di ciò che è già mio (ammesso e non concesso che ci sia qualcosa di "mio" in questa vita).
Volevo chiarire una diatriba (?) dalla quale sono scaturite domande un po' troppo fastidiose su quello che ho fatto.
Vengo subito al dunque: quando scrissi il pezzo su Stefano Cucchi, che si intitola, appunto "Stefano Cucchi" l'ho fatto da autodidatta nel senso che l'ho scritto subito dopo la tragedia e me lo sono prodotto assieme a due miei collaboratori.
Quello che mi interessa far capire, ora, non è la qualità del pezzo che l'ho sempre definito una "preghiera laica" rovinata dalle mie non qualità canore ed innalzato da dalle musiche magistrali (non mie!), ma il fine.
Successe tutto molto d'impeto, come la maggior parte delle cose che scrivo: vedo le immagini del corpo di Stefano gonfio e tumefatto nei telegiornali e la mia prima reazione è stata quella di scrivere.
Non sapevo cosa stessi scrivendo, non sapevo come sarebbe andata a finire quella cosa, ma sentivo il desiderio, anche qui, di lasciare ai posteri le mie sensazioni riguardo a questa maledizione che l'uomo opera su un altro uomo, innocente o colpevole esso sia.
Così nel 2009 scrissi quel testo che mi parve subito abbastanza emozionale, lo feci leggere ad Oliviero (Malaspina, n.d.r.) e gli piacque subito (è il giudizio supremo, cit.) e decisi di tenerlo fermo, chiudendo quel foglio in un cassetto in attesa di tempi migliori.
Venni contattato da alcuni nomi "illustri" (?) tipo TRICARICO (....) che sembrava interessato, poi non se ne fece nulla per varie ragioni, così decisi di lasciarlo a riposare ancora un po'.
Poi però il tempo passa e la gente, anzi, gli italiani dimenticano.
Così nel maggio scorso lo incisi per i fatti miei, senza nessun tipo di costrinzione o retaggio.
Il risultato mi è subito sembrato buono, è un pezzo che se l'avesse cantato un'altro (capace di cantare, n.d.r.) avrebbe fatto magari strada.
Ma a me della "strada" o del "successo" non me n'è mai importato nulla, tant'è che gli argomenti di cui mi sono occupato artisticamente vanno da Pasolini ai "matti", dal "paradosso" a Cucchi fino ad arrivare a John Cage: non sono esattamente nè Fabio Volo e nemmeno Mogol e ne vado fiero.
Dopo l'incisione iniziò un rapporto di amicizia con la famiglia Cucchi (soprattutto con Ilaria e Luca, rispettivamente sorella e cognato di Stefano) e mi invitarono al "I memorial Stefano Cucchi' tenutosi a Cinecittà nello scorso Giugno.
Ebbi la fortuna di conoscere anche i genitori di questo ragazzo che per la dignità con la quale hanno affrontato il dolore di avere un figlio morto ammazzato mi hanno disarmato.
A parte questo, fu una bella serata, tanta commozione, parecchi complimenti e, voglio sottolinearlo, zero euro di compenso.
Lo voglio sottolineare perchè c'è sempre qualche ignobile che mi ha detto che "mangio sopra ai morti".
Non ho mai ribattuto, ho troppa classe.
Ora ho letto che pare si voglia girare un film sulla vita di Stefano e come colonna sonora pare sia stata scelto un pezzo di Riccardo Moro.
Ben venga, io Moro non lo conosco, lo ritengo uno che per lo meno non dice cose banali e son sicuro che neanche lui voglia "mangiare sopra ai morti". (?)
Chiudo questo pezzo dicendo che un film sulla vita di Stefano è quello che ci vuole per tenere concentrata l'opinione pubblica su un problema troppo grande che è quello delle morti in carcere, non ho niente in contrario sulla scelta di Moro rispetto a me, lui fa questo di mestiere, io invece butto lì qualcosa e poi vado via. (cit.)
Mi spiacerebbe e credete, mi fa male, leggere cose infondate su di me.
Non ho mai preso un euro per quel pezzo e mai lo prenderò.
Ho tanti difetti ma la dignità è un valore che spero di non perdere mai.
Grazie.
Carlo
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