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sabato 25 gennaio 2014

Fuga dalle mattonelle

Gratto con le unghie sulle mattonelle del cesso. E dopo un po' le unghie sanguinano e noi ci mettiamo le dita in bocca, in un gesto ancestrale che ci riporta bambini. Siamo io e mio fratello, malato da tempo.
Grattiamo ste minchia di mattonelle, fratello mio, che magari da sto cesso ne esce qualcosa. 
Grattiamole finchè abbiamo ancora unghie, finché i nervi delle braccia tengono botta.
E le mattonelle, maledette, resistono. Non un graffio a loro. E noi lì a sanguinare come sanguina un capretto scuoiato a Pasqua. Ci abbracciamo e le lacrime sembrano lavare le fughe nere delle mattonelle
Siamo al buio da tre giorni. Ho detto a Luca, mio figlio più grande chè solo un guasto e che a breve sistemano.
Apro il frigo che abbonda di limoni verdi, marci, da buttare nell'umido. Sì perchè è giusto avere la raccolta differenziata, perchè i resti di cibo vanno con i resti di cibo. Ma quale cibo? Ma quali resti?
E' mattina ed ho ancora le unghie rotte mentre sento il postino che arriva. 
Eccola, la busta verde. 
Un bollo non pagato nel duemilaeotto di quel cesso di macchina che avevamo, ora ci costa un botto. 
E io te l'ho detto, amore mio, che i bolli vanno pagati e che l'assicurazione va pagata. 
Vanno pagate ste cose, ascolta me, che sono uomo e ste cose me le insegnò mio padre. 
Come dici? Con quali soldi le paghiamo? 
Non preoccuparti che in qualche modo li rimedio. Tu intanto fai la pasta con l'olio ai ragazzini che io vado in cerca di sti soldi. 
Vado a cercare qualcuno che mi dia una mano, fratello mio, tu aspettami qua.
Prima passo alla Caritas, così prendo il pane per stasera. Eh, che dici?
Mi vedo con uno che presta i soldi e che per prestarmi mille euro ne rivuole milleduecento tra trenta giorni.
Va bene, con sti mille euro, pago l'Enel e ci ridanno la luce così il bambino capisce che l'altra sera era veramente un guasto.
Pago la bolletta e porto a casa un po' di pane. 
Mi chiudo in bagno, come quando ero ragazzo che mi masturbavo, ma qui non c'è orgasmo da aspettare, qui ci sono solo ste cazzo di mattonelle.
Mia moglie mi chiama, è pronto il pranzo. 
Come? No, non ho fame, ho un po' di mal di stomaco. Dai pure da mangiare ai piccoli.
E intanto la luce si accende.
Hai visto Luca? Hai visto papà che era solo un guasto, ora puoi accendere la televisione e guardare i cartoni.
Amore, io vado in paese. Vado a cercare se qualcuno ha bisogno di una mano e magari rimedio venti euro. 
Bacio i bambini e mia moglie, come ogni giorno.
E tu, fratello mio, non temere, vedrai che tutto passerà e che riuscirò a prenderti ste cure che ti ha ordinato il dottore. Appena faccio due soldi, vedrai come cambia. 
Mi sono rimasti settecento euro dai mille che mi ha dato l'usuraio. 
Li metto nel cassetto del comodino, a fianco al letto. 
Così qualcuno li troverà.
Io vado, ciao a tutti. A stasera.
Prendo la macchina in riserva. Parcheggio e lascio le chiavi sotto il tappetino.
E' freddissimo. Ci saranno un paio di gradi. 
Mi ero tenuto dieci euro per prendere una bottiglia di Sambuca al discount.
La bevo tutta.
Vomito e barcollo.
Stringo forte un rosario che mi regalò mia madre quando ero piccolo.
Scendo le sterpaglie in modo che nessuno mi veda.
Mi faccio il segno della croce e che Dio mi perdoni.
Mamma sto arrivando.


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