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lunedì 24 settembre 2012

Il non pensiero comune

Oggi mi sono fermato in un bar di un paese per il mio millesimo caffè.
Mi siedo fuori, era una bella giornata (?).
Tra una pippata e l'altra al mio sigaro, ascolto accanto a me quattro persone che discutono su questo e su quello.
E' importante sottolineare la location del fatto: il bar.
Nei bar si sente di tutto. 
Nei bar, anzi, nei pub inglesi, ad esempio, si può anche ascoltare della buona musica dal vivo.
In Italia, soprattutto al nord, si fatica ad ascoltare la musica dal vivo perchè c'è sempre qualche coglione di vicino di casa (beh, poi dipende da che "musica" si suona) che si lamenta e che chiama le forze dell'ordine, che arrivano sempre puntuali, soprattutto quando non servono.
La premessa era d'obbligo perchè oggi, dopo il mio caffè e mentre fumavo il mio sigaro, ascoltavo in qualche minuto di relax il vociferare di quattro personaggi sulla cinquantina circa.
Gente vestita bene, tutti veneti, probabilmente nessuno laureato ad Oxford ma questo non è molto importante.
L'argomento erano i carcerati.
In realtà non era una discussione vera e propria, era un darsi ragione l'uno con l'altro, sembravano dei perfetti politici.
Il succo dell'accesa "riflessione" è sintetizzabile in questo breve sunto: ".. i carcerati li manteniamo noi del nord con le nostre tasse, perchè loro non lavorano, perchè ci vorrebbe la sedia elettrica così si eliminerebbe il problema. Altro che 'diritti civili', sono un danno per tutti, sono una spesa. E non vogliono lavorare e se non lavorano allora dovrebbero metterli a pane e acqua, anzi, anche se muoiono di fame chissenefrega, che muoiano pure!".

Ognuno è libero di dire ciò che vuole e nei bar ancor di più, ci mancherebbe.
Mentre ascoltavo, sorridevo, perchè l'ignoranza porta la gente a parlare senza conoscere minimamente la situazione.
Poi però ho anche pensato che quei quattro filosofi, che avevano un lessico ben più forbito di un Borghezio qualsiasi, magari hanno dei figli, perchè si sà che la mamma degli idioti è sempre incinta (in tal caso, la moglie).
E allora chissà come sono stati educati i figli di questi elementi.
Chissà se ai loro figli è stato raccontato che un uomo può commettere un errore, qualunque esso sia, ma che deve avere la possibilità di rifarsi una vita, di resettare il passato, di ripartire da zero.
Chissà se anche i loro figli la pensano come loro, che i carcerati sono solo dei numeri come erano gli africani nella tratta degli schiavi qualche secolo fa.
Già, chissà.

Poi però ho pensato che questa gente è figlia del sistema consumistico che ha nell'ignoranza il suo caposaldo, che ha nella televisione il canale migliore per farcire il loro non-pensiero con della merda sempre nuova.
E allora vai in bar, coglione, vai, parla, tu che sei innocente, tu che colpe da espiare nella tua vita non ne hai, vacci pure.
Vai ma che non ti venga in mente di leggere un dato, un dato solo: che ogni anno si suicidano decine di agenti penitenziari, che non sono detenuti ma che ci vivono a stretto contatto.
Chissà mai che qualche domanda tu non te la faccia. Sarebbe l'inizio della fine. La tua.

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