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lunedì 3 settembre 2012

Venditti è una garanzia

E' un cantautore (classe 1949) ma non ha niente del cantautore classico di quell'epoca.
E' uno che, però, le azzecca (quasi) tutte.
Possiamo star qui a discuterne contenuti ma non c'è niente da fare: Antonello Venditti, ogni volta (cit.) che fa uscire un singolo, è una vittoria.
Lo dicono i fatti.
Vero è che in radio, anzi, nei network, ne passano solo alcuni, ma è anche vero che in quarant'anni di carriera, il nostro, ne ha sbagliati davvero pochi.
Passano, anche perchè "suonano".
Passano, perchè anche se parla di ammore, lo sa fare.
Passano, perchè è inutile: è al passo coi tempi. Cosa non riuscita, purtroppo, ad un Alberto Fortis qualsiasi.
L'ultimo singolo è di quest'anno e si intitola "Unica", non passerà alla storia sicuramente, ma lo si ascolta piacevolmente.
A volte è anche meritevole, secondo me, non scrivere chissà quali concetti esistenzialistici nel testo di una canzone.
E nell'epoca di Emma e di Nina Zilli (?), Venditti è manna.
E non è neanche vero che Antonellone sappia solo scrivere canzoni strappalacrime: da non dimenticare "Bomba o non bomba" o "Lilly" che sono pezzi che hanno scolpito con la calce un'epoca storica.
Anche la famosa "Notte prima degli esami" era bellissima molto prima del film. Perchè ti fa vivere epoche mai vissute (gli anni '80 da adolescente, almeno per me), perchè la notte prima degli esami un po' è così per tutti.
Molti gli imputano il fatto dello schierarsi politicamente, sbagliando.
Nessuno (o quasi) degli artisti italiani si schiera più politicamente: persino il rosso Guccini ha tirato i remi in barca.
Venditti che è coetaneo di De Andrè e di De Gregori, non ci somiglia per niente (cit.) agli altri due.
Perchè della discografia deandreiana non si riesce a trovare un singolo. Stesso discorso dicasi per quella degregoriana.
Di De Andrè e di De Gregori ascolti tutto il disco, perchè è bello tutto, di Venditti no, perchè ultimamente è bello solo il singolo.
E come riporta una sua canzone, a volte, è davvero insostenibile, la leggerezza dell'essere. (Milan Kundera)

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