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lunedì 28 marzo 2011
La dignità di Lampedusa. Viva l'Italia, questa Italia.
Non ho mai avuto la fortuna di andare a Lampedusa. Questo disegno divino tra la Sicilia e l'Africa, uno scarabocchio che il creatore ha fatto per far vedere all'uomo che è capace di fare le cose veramente bene. Lampedusa è grande come uno sputo e forse sta proprio lì la bellezza. Un'isola minuscola piantata nel Mediterraneo colorato con tutte le tonalità di azzurro possibili, un'isola che se ci vedi un tramonto o un'alba penso possa cambiarti la vita. Un'isola che ha una storia incredibile, come tutta la Sicilia, da lì ci sono passati nei secoli, qualsiasi tipo di uomo che parlasse qualsiasi tipo di lingua e che vestisse con qualsiasi tipo di abito. Nessuno ha mai creato problemi. Se è sereno mi dicono (ma non è difficile immaginarlo) che dal punto più a sud dell'isola, si riesce a vedere l'Africa, più precisamente la Libia che dista poche decine di km dall'Italia e quindi dall'Europa. A Lampedusa c'è un Santuario che in passato è stato usato sia dai cristiani che dai musulmani, lo usavano per pregare ma nessuno ha mai posto contraddizione alcuna. Ogni popolo passato per Lampedusa ha lasciato delle tracce che ispirano i poeti e gli scrittori e che ne fanno davvero una perla dal fascino inequivocabile. In questi giorni, inutile negarlo, Lampedusa è al centro delle attenzioni mondiali, per gli sbarchi di persone con un passato da dimenticare e con un futuro da costruire. Io credo che l'uomo debba essere trattato come tale, con dignità, con rispetto, con accoglienza. Sempre. Senza "se" e senza "ma". Ecco, "accoglienza" è una parola che gli abitanti di Lampedusa la mettono in pratica da sempre. Prima di loro ci furono i pugliesi che accoglievano le navi stipate di persone albanesi fuggite da un gran casino, da stupri e da violenze. Questi sono esempi di vita umana che mi rendono fiero di essere italiano e che mi fanno rallegrare di aver festeggiato l'Unità d'Italia il 17 marzo, pur odiando lo Stato e i suoi sistemi mafiosi ma amando gli italiani (una parte) perchè sono (siamo) un popolo di chiaccheroni, di allenatori, di poeti.. ma anche di persone solidali. Mi ha emozionato, la storia di Yeabsera che significa "figlio di Dio", bimbo nato da mamma etiope e padre eritreo, fuggiti da un posto dove il piccolo angelo non poteva avere futuro e dove i genitori 26 anni entrambi avrebbero fatto, probabilmente, una non bella fine. Ho visto delle foto del piccolo dono del cielo, è di una bellezza incredibile, come bello è il sorriso di mamma e papà nell'aver in braccio un piccolo nato in un barcone in mezzo a 280 persone. Terribile. Yeabsera è nato in mare, diventerà italiano, e un giorno magari potrà raccontare la storia che sua madre gli racconterà tra qualche anno, quando gli dirà: "Vedi piccolo, tu sei nato in una situazione tremenda, in mezzo a centinaia di persone che fuggivano dalla guerra. La guerra è dove si uccidono le persone e io e tuo papà abbiamo deciso di andarcene per cercare di darti un futuro migliore. Siamo sbarcati a Lampedusa che è un'isola italiana e abbiamo avuto decine di persone che ci hanno accolto portando i doni a te, come fossi Gesù e portando le cure a me che ti ho partorito in mezzo al mare che è quel deserto di acqua che ci ha fatto lasciare gli uomini che uccidono i suoi simili per approdare e conoscere delle persone che senza lamenti e senza retoriche ti hanno custodito e difeso. Tu non lo sai ma hai commosso un'isola, anzi no, hai commosso con la tua nascita un paese intero, il tuo paese: l'Italia". Benvenuto piccolo, sei un nuovo, giovanissimo italiano.
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bello. Temo solo, e vorrei tanto sbagliarmi, che quel bimbo non sarà considerato un giovane italiano, in quanto forse riuscirà ad avere la cittadinanza italiana dopo il 18 anno di vita, perché per il nostro stato non basta nascere qua per essere cittadini...
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