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giovedì 4 aprile 2013

Morosini e "La Viola d'Inverno" un anno dopo.

E' passato un anno o poco più dalla morte di Piermario Morosini.

Era un calciatore, un privilegiato, uno che faceva quel che gli piaceva.
Sì, tutto vero, per carità.
Ciò che ha commosso l'Italia, anzi, il mondo intero, di Morosini, sono stati i suoi ultimi istanti di vita.
Quando aveva sentito quello scossone, l'ultimo, al cuore.
Roberto Vecchioni direbbe che ha sentito "La viola d'inverno".
Ebbene, quando ha sentito quella Viola, quel suono che solo lui poteva sentire, perchè solo a lui si è mostrata la "signora vestita di nero" in mezzo al campo di Livorno, non ha mollato.
Ha provato a rialzarsi per rincorrere il pallone, ha provato, Piermario.
Ha sbattuto le mani a terra come a dire "Cazzo! Ora arrivo a difendere!".
E invece non ce l'ha fatta, Morosini è un eroe epico, uno di quelli che anche tra cent'anni a riguardare quelle immagini ti verranno i lacrimoni.
Perchè era un ragazzo del 1986, perchè la Viola d'Inverno poteva suonare per lui un po' più avanti e via con i luoghi comuni.
Ma Piermario prima di lasciare questa Vita, orfano da piccolo e innamorato, ci ha insegnato che si può anche morire con dignità. Combattendo fino all'ultimo, perchè il combattente è colui che quando cade tenta di rialzarsi con tutte le forze che ha, anche se poche.
Riposa in pace, Campione.

1 commento:

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