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lunedì 5 settembre 2011

Non scherziamo.

La generazione di Giorgio (Gaber n.d.r.) ha perso, la mia non scende neanche in campo.
Ammesso e non concesso che volesse scendere in campo (cit.? ) in che campo la farebbero scendere?
E allora ben vengano i padri e i nonni che ti dicono che loro all'età nostra avevano "...eccetera, eccetera...".
Non è nemmeno tutta colpa della manovra di Tvemonti se siamo tutti a novanta gradi.
In fondo, cosa si può pvetendeve da uno che abbina la giacca blu con dei pantaloni mavvoni ad una confevenza di Stato?
E non è neanche colpa dei migliori alleati di Berlusconi (il Pd) che in questo paese hanno la stessa importanza che ha avuto la Duna nei bilanci della Fiat.
La colpa si deve cercare indietro, molto indietro nel tempo e l'unico superstite (?) di "quel" tempo si chiama Giulio, tutti gli altri sono figli suoi. Erano democristiani e, diamogliene atto, hanno seguito le antiche scritture alla lettera "andate e moltiplicatevi".
Purtroppo non si sono moltiplicati, si sono quadruplicati.
Allora ecco il giusto ragionamento leghista (?) "apriamo i Ministeri al Nord!" mentre la folla acclamava lanciando Talleri (non ridete) e cantando inni Verdiani (sì, perchè Verdi è noto sostenitore padano.. mannateveneapiavvelander...!).
Eh già (cit.), ci voleva che togliessimo a quei porci romani (citazione bossiana, senior) il nucleo del potere.
Poco importa se ora quei palazzi sono vuoti e serviranno per sistemare "i figli e i nipoti di..".
Cosa può fare la mia generazione? Forse, l'unica reazione è quella violenta perchè pure coi referendum non si è andati troppo lontani.
Beppe Grillo ne ha lanciato uno (firmato anche dal sottoscritto) per il Parlamento Pulito, consegnato a Prodi quattro anni or sono.
Quel faldone di migliaia di firme di Italiani giace sepolto in un cassetto.
Probabilmente i fogli firmatari saranno stati usati da Sircana per segnarsi il numero di cellulare di qualche trans con l'uniposca nero.
I ricercatori (eh?) a casa, i laureati a casa, i lavoratori a casa.
Il popolo dei santi (già), dei poeti (pfff) e dei navigatori (per mare), è diventato il popolo dei navigatori in rete.
Ed è una rete ben costruita, provata da anni, pronta ad azzerare qualsiasi forma di dispetto a questo Stato che odio e che ci ha (da tempo) tagliato le gambe.
Questa rete non sparirà mai, come non sparirà mai "Via Bettino Craxi".

1 commento:

  1. Io credo che il popolo in un regime democratico abbia il dovere di controllare chi li sta governando. E' quello che la nostra generazione deve rimproverare alla generazione dei nostri padri, che avrebbero dovuto imparare dai nostri nonni (mi riferisco alla resistenza). Ma che deve rimproverare anzitutto a sé stessa: quanti nostri coetanei hanno la minima idea di quello che sta succedendo a livello politico? Una percentuale tremendamente bassa.
    Ecco perché quando dici che forse l'unica reazione è quella violenta io non sono d'accordo: molti amici sono del tuo stesso avviso, ma io pongo un ulteriore problema. Cosa verrebbe DOPO la reazione violenta? Una dittatura (che per quanto illuminata, è sempre un sopruso di pochi su molti)? Una nuova democrazia?
    Il problema, secondo me, è che la tanto detestata classe politica, infondo, ci rappresenta molto bene (complessivamente, come popolo... li abbiamo eletti noi!!). Popolo che poi, in buona parte, non segue più le scorribande che i potenti fanno sopra le nostre teste, salvo reinteressarsi ad un mese dalle nuove elezioni, quando i misfatti lasciano il passo a facili promesse a cui i creduloni rispondono in massa.
    Allora sono convinto che la vera rivoluzione necessaria al nostro paese sia quella CULTURALE, che si compone di tantissimi elementi: primo in assoluto l'educazione nelle famiglie (troppo tardi sperare che un ventenne si interessi di politica se non ha ricevuto fin da piccolo una coscienza critica), i dibattiti, la rete (e i blog come questo), l'attivismo associativo ecc. ecc. Per concludere (non da ultimo!) con la scuola: NON E' UN CASO che da una decina d'anni a sta parte stiano cercando (con notevole successo) di smantellarla.

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