Abdel ha 7 anni, abita a Bengasi in Libia e dalla sua finestra vede una grande fetta del Mediterraneo e ogni giorno le navi salpare.
E' un bambino scaltro che ogni giorno va a giocare con il nonno Matteo, di origini italiane, a far volare gli aquiloni.
Sotto il sole cocente africano ma davanti ad un mare straordinario, nonno Matteo prende per mano il piccolo Abdel e lo porta in una spiaggia vicino alla grande città, Bengasi appunto, per fargli assaggiare un po' di mondo e per fargli vedere che oltre l'orizzonte c'è l'Italia.
Al piccolo non gliene importa poi molto di cosa era l'Italia, di cosa era la Libia, di cosa fosse Bengasi. Lui era un appassionato di aquiloni e quando il buon vento lo permetteva, non esitava a far volare la sua piccola creazione fatta di carta e di qualche legnaccio raccolto in spiaggia.
Si allacciava dei sandali comprati ad un mercatino lì vicino, si metteva un fazzoletto in testa che lo coprisse dal sole e con la spensieratezza dei suoi 7 anni prendeva il cammino per il suo gigantesco parco giochi.
Il nonno era sempre con lui perchè anche se il piccolo era furbo, intelligente e caparbio bisognava comunque tenerlo d'occhio.
Di tanto in tanto, vedevano delle navi salpare e il nonno fermava il gioco del bimbo per fargli ammirare queste costruzioni gigantesche che partivano dalla spiaggia di Bengasi e partire per chissà dove e ogni volta erano favole inventate che il vecchio Matteo raccontava al nipote incantato.
Una volta la nave era piena di uomini che cercavano l'oro e finivano nella Luna e un'altra volta i protagonisti erano degli altri uomini in cerca di un'isola distante e finivano per girare mille mari e fermarsi in tutte i porti del mondo, perchè il mondo andava guardato per la sua bellezza e non per altre brutte cose, ricordava sempre il nonno.
I giorni passavano veloci e il nonno guardava il suo piccolo divertirsi davanti a questo gioco magico che gli aveva costruito e mentre lo guardava, gli si bagnavano gli occhi e guardava l'orizzonte dove c'era un'altra terra, un'altra storia, dell'altra gente.
Un giorno di dicembre i due compagni di giochi erano sulla spiaggia e ad un certo punto arrivarono degli uomini molto più scuri di loro con in mano delle armi.
Il piccolo corse dal nonno, consapevole che quello non era più un gioco.
Il nonno si mise il piccolo terrorizzato dietro la schiena e si mise tra l'uomo col fucile ed il bambino come scudo umano.
I due uomini iniziarono ad urlare ed il vecchio Matteo minacciò il soldato di non toccare il nipote e che se avesse dovuto far qualcosa, si sarebbe offerto volontario.
A sentire quelle parole di sfida e di arrendevolezza con il calcio dell'arma il soldato sfondò la testa del nonno che morì davanti agli occhi del piccolo.
Il piccolo Abdel scappò in casa piangendo disperato e terrorizzato per quanto accaduto mentre i soldati pestavano con i loro anfibi il suo aquilone.
Dopo qualche giorno il piccolo Abdel assieme ad altri bambini tornò sulla spiaggia di Bengasi, sulla stessa spiaggia dove vide morire il nonno Matteo.
Gli hanno detto di salire su una nave tutta arrugginita per raggiungere un posto che non sapeva bene cosa fosse.
La vecchia nave partì, erano più di duecento le persone a bordo e dalla prua il piccolo Abdel vide lontanissimo il suo aquilone illuminato dal riflesso del sole africano, pensò alle storie raccontate dal nonno Matteo e si imbarcò come un piccolo soldato in cerca dell'isola del tesoro.
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