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martedì 12 luglio 2011

Sono "Asincrono"

Questa settimana parlo di un amico, non un semplice amico, un amico fraterno, uno di quelli che quando ci vediamo (capita tre, quattro volte l'anno a causa della lontananza) un abbraccio è un abbraccio fraterno, un sorriso è un sorriso vero, uno sguardo è uno sguardo d'intesa perchè viviamo le stesse vite.

Non sono abituato a fare recensioni e non la farò nemmeno questa volta, non mi sento in grado, però mi sento in grado di trasformare le emozioni che ho provato ascoltando e vivendo un disco in parole scritte e spero lette.

Luigi Mariano è quell'amico di cui sopra, una persona di un'umiltà e di una spiritualità che lo rende una perla rara nel panorama artistico italiano.
Qui mi faccio una domanda e (non) mi dò una risposta (cit.). Perchè Luigi, nonostante i continui premi vinti (l'ultimo risale a domenica scorsa, trattasi del "Premio Bindi" per il miglior testo) continua ad essere un artista di nicchia?
Perchè Luigi nonostante scriva, canti e suoni le sue canzoni è ascoltato dagli aficionados e viene quasi evitato dalla grande platea?
Ecco, a questo non so rispondere, o forse sì.
Il suo primo album ufficiale (gli ufficiosi mi sa che li abbiamo in pochi) si chiama "Asincrono" ed al suo interno annovera i seguenti pezzi:
-Il giorno no;
-Il negazionista;
-Questo tempo che ho;
-Solo su un'isola deserta;
-Il singhiozzo;
-RAI libera;
-Edorado;
-Asincrono;
-Non ti chiamerò;
-Il solito giro di blues;
-Cos'avrebbe detto Giorgio;
-Canzone di rottura;
-Intimità.

Sono 13 pezzi, ognuno dei quali diverso e simile tra loro, con il comune denominatore dell'emozionalità.
Cade a pennello (cit.) una citazione di Oliviero Malaspina il quale tempo fa mi disse "Non esiste una canzone bella o brutta, esiste una canzone emozionale e non emozionale".
Ciò che trasmette Luigi nel suo "Asincrono" è qualcosa di raro e perciò unico; quasi tutti i suoi pezzi sono emozionali (ti bacchetto ma con dolcezza fraterna).
Ho la fortuna di essere innamorato della musica d'autore, un'amore che mi porta a commuovermi, ma questo succede non con tutti, ovviamente. I mostri sacri (li sapete dai..) non si toccano, ma Luigi penso non abbia nulla da invidiare a chi sta nello scalino appena sotto l'olimpo dei grandi.
Devo dire che questo disco ha una forte tendenza gaberiana (d'altra parte..) nello scrivere e nella pronuncia delle parole. La timbrica e l'ironia in certi pezzi, ricordano Giorgio più che mai.
Ci sono dei pezzi, invece, che non hanno nulla di gaberiano, perchè sono griffati col marchio "Mariano".
E' impossibile ascoltare "Edoardo" e non commuoversi, la lacrima me la strappa sempre.
E' difficile ascoltare "Io non ti chiamerò" e non emozionarsi perchè ti porta a pensare ad amori finiti, a rapporti chiusi senza spiegazioni e lì, mentre il pezzo va, ti chiedi "ma se ci fossimo perdonati quella volta, cosa sarebbe successo?".
Come non riflettere ascoltando "Il negazionista", come non commuoversi (noi gaberiani ancor di più) quando parte "Cos'avrebbe detto Giorgio"?
Con "Edoardo" Luigi si mette a nudo, non nascondendo che quel pezzo è anche un po' autobiografico e questo mettersi in gioco, credetemi, non è da tutti; racconta la storia del più sfortunato della dinastia Agnelli, la pecora nera della famiglia. Il pezzo parte ed è già una mazzata, con Luigi che dà voce ad Edoardo, uno che non ha mai avuto voce in capitolo nella sua breve vita, inizia con la frase "Non sono come te papà, non amo le luci (..)" e poi continua con "di notte scrivo canzoni, poesie e a volte parlo con gli angeli (...)".
Luigi con il suo "Asincrono" è la dimostrazione vivente della bassezza culturale musicale e poetica italiana. Il suo portare in giro la sua arte anche per un panino ed un rimborso spese con il quale riesce a malapena a pagarsi il treno di ritorno non è da lodare, è da santificare.

Ora vai Luis, inabissati tra muri d'aria e cielo, con il tuo sorriso, con la tua semplicità, con la tua chitarra a tracolla, rendi grandi chi ti ascolta e se esiste una giustizia divina, quello scalino lo salirai presto.
"Armadi di abbracci" fratello mio.

1 commento:

  1. Maledetto, mi hai fatto piangere.
    Gli altri emozionano solo in poesia, tu emozioni anche in prosa.
    Se legge queste parole mia madre, s'innamorerà di te.
    Perdonami se "Grazie" non è una parola che riesce a contenere la mia emozione per ciò che hai scritto.

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