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lunedì 19 novembre 2012

Sessantottini, dove siete?

E' la domanda che noi choosy, ci stiamo ponendo da qualche anno.
Dove siete finiti, rivoluzionari?
Giorni fa, mi sono trovato a discutere con una Docente Universitaria che mi spiegò l'importanza del sessantotto soprattutto perchè ".. se puoi permetterti di portare i capelli lunghi ora senza che nessuno ti dica niente è anche grazie al sessantotto..".
Premetto che per questa persona ho una stima infinita per mille motivi, tali per cui non mi ha portato a risponderle con un "minchia!".
Di questo argomento ne ho parlato direttamente anche con uno che di Rivoluzione ne sa qualcosa: Renato Curcio.
Premetto ancora che Renato è una persona che stimo, non per quello che ha fatto, ma per quello che è diventato dopo l'uscita dai mille carceri che ha girato.
Mi disse che le intenzioni primarie delle Brigate Rosse e affini, erano anche positive: erano quattro amici al bar, che volevano cambiare il mondo. (cit.)
Poi si passò alla violenza, perchè alla violenza, da sempre, si risponde con la violenza, in questo sporco mondo.
Poi mi disse, ma non solo a me, lo si può verificare in varie biografie ed interviste che ".. dopo il mio arresto, che avvenne prima dell'uccisione di Moro, di cui io non ne sapevo nulla, ci fu una sorta di resa, e dal carcere sentii un sempre più frequente distacco tra gli ideali che ci avevano fatto nascere, soprattutto perchè molti compagni si fecero comprare...".
Curcio, il carbonaro (cit.), sostenne che molti di quei nuovi (rispetto alla sua militanza, n.d.r.) compagni (o presunti tali) si fecero comprare dal dio denaro, accantonando la lotta per un "mondo migliore".
Probabilmente sono gli stessi che ora si chiedono il perchè i giovani non fanno niente.
Eh già: è dura spiegare ai sessantottini di allora che se ti va bene lavori sottopagato per 6 mesi l'anno, che le lauree e i diplomi ti vengono buoni solo per friggere patatine nei McDonald's e che se non sei un figlio di papà sarai sempre sottomesso a questa banda di cialtroni.
Io credo sia facile sentirsi sessantottini nel 2012: alla fine basta ascoltarsi Eskimo di Guccini, votare alle primarie del PD, avere un poster di Che Guevara e fumarsi un sigaro (?), magari cubano.

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